Alberto Sciamplicotti - Quelli del Pordoi
Prefazione
Gli anni del Col di Lana
18 agosto 1973, il piazzale davanti all'albergo Col di Lana è vuoto,
la strada è deserta, sembra impossibile in questi giorni di affollamento
per il ferragosto. Sono le 5 del mattino, sto aspettando Heini Holzer
che è partito da Scena alle 3 e 30. Abbiamo in programma la salita
della via Tissi alla Tofana di Rozes.
Almo è già sceso e mi chiede se ho fatto un po' di colazione, anche
lui attende Heini e desidera salutarlo; poco dopo spunta con la sua
Fiat 500 dall'ultimo tornante, siamo pronti per partire, la nostra
sarà una delle poche ripetizioni della diretta in Tofana.
Almo ci saluta, nel suo sguardo il dispiacere di non poter essere
con noi; in questi giorni l'azienda va al massimo lui non si può
assentare.
È questo
uno dei ricordi più cari del periodo che ho trascorso presso Mariangela e Almo
al passo Pordoi.
Heini da tempo non è più con noi, il ricordo del suo sorriso rimane
però incancellabile. Di Almo, che ancora rivedo ogni anno al rifugio
Antermoia, rimane per me il ricordo del fratello maggiore, preoccupato
che non combinassi qualche guaio arrampicando da solo, o perché pensassi
seriamente al mio futuro anche al di là dell'ambiente alpinistico.
In quei tempi infatti vivevo come un vagabondo e pensavo solo ad
arrampicare.
È stato forse questo mio atteggiamento così indirizzato
verso una libera e incondizionata voglia di avventure in montagna
a portarmi a conoscere tra gli altri Claudio Barbier.
Credo che tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo abbiano
riportato la stessa impressione e cioè quella di un uomo dotato di
una forte personalità, caratterizzato però anche da bruschi sbalzi
di umore che spesso lo portavano a demoralizzarsi.
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Alberto Dorigatti
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